Lionello, aveva preparato un interesante editoriale, in cui parla dei suoi amati Rebus:
L’uso di termini desueti in fase di ideazione di rebus come: avo, azza, redo, egro, eccetera, dibattuto anche nel recente 37° Convegno Ari a Torino, solleva opinioni e considerazioni sicuramente interessanti e inevitabilmente controverse, a seconda dei punti di vista e delle angolazioni di approccio al tema, ma tutte valide. in proposito vorrei esprimere il mio modesto parere che mi porta sùbito a dissentire dalla soluzione del ricorso alla… soffitta dove inviare i cosiddetti “termini desueti”, basterebbe ricordare lo storico “triangolo brighiano”, in particolare il lato riguardante la vignetta che, come tutti sappiamo, ha lo scopo di armonizzare le varie parti/chiavi del rebus in modo da creare un’ambientazione omogenea il più possibile credibile.
Attenendoci, quindi, a questa enunciazione, ritengo più che lecito accettare, nel contesto creativo del rebus, quei termini oggi considerati “desueti”, quando ci troviamo di fronte ad una scena che si svolga nei tempi e luoghi in cui questi venivamo correntemente usati, effetto non difficile da raggiungere quando la vignetta viene subordinata in funzione delle chiavi.
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